Cogliendo il pretesto della vittoria nella seconda guerra mondiale Stalin (il probabile Grande Fratello con i baffoni) e il comunismo proseguono…e quindi nel 1984…e quindi nel 2020 e l’avvento del Covid…tra varie anticipazioni.
La questione sguardo: il Grande Fratello sono televisori e monitor, telecamere e microfoni…e la questione voce.
Riprendendo Gabriele Lodari, l’isolamento dello sguardo e della voce, rispetto alla sembianza in atto, sono le condanne di Narciso ed Eco.
Molto spesso nella azioni delle nostre giornate immaginiamo di essere guardati, dall’amico, dall’amato, dai genitori, dal maestro e da quanti altri…capita qualcosa che vorremmo condividere, ma nell’impossibilità di ricreare quella situazione attraverso il racconto allora non resta che immaginare di essere guardati.
I pescatori dicono a Lacan che la scatoletta che luccica sul mare lo sta guardando.
Molti oggi rifuggono la televisione, la rifiutano perché la ritengono causa di qualcosa che li caratterizza e del quale non riescono a spogliarsi, a disfarsene, perché non gli piace, non gli va, la detestano…cosa? Forse proprio la notazione “ma la questione, l’accadimento ti riguarda!”. C’è uno scambio tra lo sguardo e la colpa, cioè quel “Ti riguarda” è immediatamente “Tu sei il colpevole”.
Il discorso della colpa, che può ribaltarsi immediatamente come nell’isteria in “E’ l’altro il colpevole”, reo di aver sbagliato, di non saperci fare. L’attacco come miglior difesa, e così Armando Verdiglione: “L’offensiva riguarda l’impossibilità di presa sul sembiante, sulla Parola”. L’offensiva e la difesa soggettiva invece dicono che manca l’anatomia e l’eco della sembianza, ovvero manca la mancanza di presa sul sembiante.
Queste situazioni apparentemente pazze dove nessun dato, nessuna storia appare storicamente vera, richiama cosa stia accadendo alla verità scientifica in era Covid.
Chi ha esperienza teorematica, sul versante del sapere è già ben consapevole che non esista una verità storica né una scientificità esatta, ma la sua fede non procede da questo sapere.
Questa pazzia, la rappresentazione di questo sapere che può aver anche portato al nichilismo, dice innanzitutto di una mancanza di fede, dice di come ci si rivolge alla scrittura, alla parola, alla lettura, all’ascolto, o meglio di come non ci si rivolge. Soggetti perbenisticamente educati, in qualche modo sedati e anestetizzati dalla sostanza della scripta manent, del protocollo manent, del metodo manent, non scrivono poesie ma pubblicano metodi, cronache, resoconti.
[12…Eccezion fatta per appunti brevissimi, dettava tutto al “parlascrivi”, che non poteva certo utilizzare in quella circostanza. Intinse la penna nell’inchiostro, poi ebbe un attimo di esitazione. Tremava fin nelle viscere] ….(ricorda Kafka e la sua ebbrezza nel rivolgersi al diario)…oggi si assiste alla diffusione del parlascrivi o dei messaggi vocali, ma l’atto della scrittura necessita di rallentamento, o comunque propone in atto una sua temporalità, una sua pausazione.
La pazzia e il patimento, per cui simpatia e antipatia, empatia e compassione, florilegio di passioni con l’idea di qualcosa, di una droga della quale non se ne può fare a meno.
La verità invece dell’autenticità, che attiene all’atto di parola, alla parola in atto. Il passato non è cancellabile, è importante perché non è mai stato. Il presente dice di un pre sentimento, ma l’atto non è sentimentale, è sensazionale. [218…Non esiste altro che un eterno presente nel quale il Partito ha sempre ragione].
[277…Pertanto la guerra, se la si giudica coi criteri dei conflitti passati, è un’autentica impostura. Somiglia a quelle battaglie fra certi ruminanti le cui corna hanno un’angolatura tale che impedisce loro di ferirsi…. Una pace davvero permanente sarebbe la stessa cosa di una guerra permanente]…oggi nei campi medico scientifici emerge l’ottusità verso il cambiare cura, emerge quella che Giancarlo Calciolari indica come indifferenza in materia di invenzione, propria del discorso canonico.
L’ottusità dice di un’arma spuntata, come giocare alla guerra con pistole a salve, come passatempo per cercare di sostenere l’interruzione, cioè l’intervallo rappresentato.
L’intervallo, l’infinito sono transintervalli, transfiniti, non trascorrono alla misura del tempo spazializzato, alla rappresentazione del tempo negli assi sincronico diacronico, non concorrono alla toglitura della piega per cui la superficie con una sola faccia del nastro di Moebius diventi a due facce, con tutti i dualismi annessi, sopra-sotto, dentro-fuori, bene-male.
Il gioco, il divertimento, il divertere, l’andare oltre è nella battaglia, non c’è il simulare la guerra, come qualcosa che non abbia fine, per scongiurare la morte. La morte procede dunque dalla spazializzazione e dalla finitudine del tempo.
Il bambino quando gioca è rigoroso, in quello che fa c’è del sacro, c’è simulazione, c’è sembianza, ma non simula e non imita soggettivamente, non contrappone il ludico al serioso fare degli adulti, il suo gioco non è un’operazione dissacrante.
Parafrasando la favola della rana e del bue di Fedro, non sono i piccoli ad imitare gli adulti, ma problematici sono gli adulti che imitano i piccoli.
[272…I suoi effetti convinsero i gruppi dirigenti di tutti i paesi che il lancio di altre bombe avrebbe significato la fine della società organizzata e quindi del loro stesso potere. A partire da quel momento non furono sganciate altre bombe…Tutte e tre le potenze continuano a produrre bombe e ad immagazzinarle….Nel frattempo, per un arco di tempo di quaranta, cinquant’anni circa, l’arte della guerra è rimasta al passo]…ed ecco la produzione di armamenti post seconda guerra mondiale, andata ben oltre il 1949.
Il capitolo finale fa intendere che per Orwell il focus del libro (non importa se fosse premeditato alla scrittura del libro) è sulla lingua e sulla sua ricchezza, che gli adepti del Grande Fratello portano invece all’osso, depurandola di equivoci, ripulendola da fronzoli, infarcendola di slogan…[16…erano infatti le donne – e specialmente le più giovani – a fornire al Partito i suoi affiliati più bigotti, pronte com’erano a ingoiare ogni slogan, a prestarsi a fare le spie dilettanti e le scopritrici di comportamenti eterodossi]…le donne della Lega Giovanile Antisesso (da lì a poco l’avvento del femminismo più becero).
C’è linguaggio se c’è sviluppo anarchico di una lingua, e l’invenzione, come ci ricorda Vico, non può andare senza nominazione. Senza nominazione solo dominazione.
Lo sviluppo di una lingua, il linguaggio è qualcosa che non si può arrestare e la scrittura consente tale sviluppo. Solo in questo frangente un bambino si può dire debba evolvere, e conferma quindi che per gli adulti ci sia ben poco da educare. La sensibilità, la sensualità, la sensazione sono finezze che procedono da tale sviluppo.
Il sentimento, in quanto emozione omologata [292-293…Se è un ortodosso nato (in neolingua: un “buonpensante”), saprà in ogni circostanza, senza neanche stare a riflettere, qual’è l’opinione giusta o il tipo di emozione richiesta], adatta ad ogni circostanza, nella sua summa odierna chiamata empatia, è naturalistico, è contro l’artificiale, è contro la scrittura, è contro la civiltà. Le arti e le invenzioni sono artificiali. La cultura procede dall’arte, non è in opposizione alla natura.
Guai in vista da e per una donna che si crede madre. La madre natura, la madre naturale, la madre genealogica, la madre certa, senza dubbio, fagocitante il padre e divenendo la madre patria che chiede il sacrificio dei figli, che devono morire per lei.
[367…Prima dell’uomo non c’era nulla. E se potesse estinguersi, dopo di lui non ci sarebbe nulla. Nulla esiste esternamente all’uomo…La terra è il centro dell’universo. Il sole e le stelle le girano intorno….Naturalmente, per fini particolari tutto ciò non è vero. Quando navighiamo sull’oceano o prevediamo un’eclisse, ci torna spesso utile supporre che la Terra giri intorno al sole e che le stelle siano a milioni e milioni di chilometri di distanza da noi. Ma che importanza ha? Credi che sia al di là delle nostre capacità sviluppare un doppio sistema astronomico? Le stelle possono essere vicine o lontane, dipende solo dalle nostre esigenze. Credi forse che i nostri matematici non sarebbero all’altezza di un simile compito?]…Espressa così, contestualizzata in un racconto la questione della realtà impossibile ha altro effetto rispetto a come la pongono negazionisti, terrapiattisti e quanti altri visionari.
[15…Winston smise di scrivere, anche perché gli era venuto un crampo alla mano. Non sapeva che cosa lo avesse indotto a buttar giù quella robaccia, ma il fatto curioso era che mentre scriveva gli era affiorato alla mente un ricordo del tutto diverso, in maniera così nitida che quasi sentiva di poterlo descrivere con accuratezza. Anzi, ora si rendeva conto che era stato proprio quell’avvenimento a spingerlo a tornare a casa in anticipo e a dare inizio al suo diario]…inizia a scrivere per apparente insensato impulso e trova il ricordo, il motivo che l’ha condotto a scrivere. Scrivendo s’incontra la causa e quindi il motivo di una musicalità teorico narrativa. Eppure oggi il florilegio di corsi e stage motivazionali, di motivazione professionale, cioè di motivazione confessionale soggettiva, di trasmissione euforica.
[115….Compiere una qualsiasi azione che lasciasse intendere una certa predilezione per la solitudine, perfino fare due passi da soli, era sempre un pò pericoloso. In neolingua vi era una parola che la definiva, “vitinprop”, che stava ad indicare individualismo ed eccentricità]…. sovviene la vicenda della mia visita medica del 1999 per entrare nel Centro Sportivo della Polizia di Stato, cioè quattro giorni a Roma per sottoporsi a continue visite mediche e psicotest attitudinali. Giorno per giorno venivano scartati quelli che non superavano le visite mediche. L’ultimo verdetto era riservato agli psicologi [7…Solo la psicopolizia contava.].
Tutti gli psicotest dei giorni precedenti servivano per poter scartare chi non fosse raccomandato. Io credevo di esserlo, me lo avevano assicurato, per cui ci furono scene abbastanza divertenti nelle quali rispondevo a tono alle stupide domande degli psicologi, pensando “poi c’è la raccomandazione che conta”.
Ebbene la giustificazione principale per la quale fui scartato fu perché ero introverso, e tra una visita ed un test me ne stavo da solo a leggere (notare che alla sera ci furono spassose cene con colleghi di sventura conosciuti in quei giorni). Divertente che sul treno di ritorno fossi in cabina con un ragazzo scartato invece perché troppo estroverso, poco serio per l’ambiente della Polizia, della Psicopolizia.