“Si libra sul ghiacciaio, scende in mezzo, sfiora gli alberi, scende sull’acqua, s’innalza. Eh, questo il volare vero: è il volare degli uccelli, il volare degli insetti, il volare delle farfalle. L’invettiva di questa oscillazione a mezz’aria, questo nuotare, questo essere tra il pesce ed il volatile…eh certo, questo è straordinario ed è ovviamente perché è una esperienza non umana, ecco, e fa parte di tutti i tentativi dell’uomo di sottrarsi alle limitazioni della sua condizione umana”.
Questo Giorgio Manganelli nello scritto Un professore in elicottero tratto dal libro L’isola Pianeta, raccolta di articoli che Manganelli inviava alla redazione del quotidiano mittente come resoconto dei viaggi nel Nord Europa.
Quindi tentava di dire delle sensazioni provate nel volo in elicottero.
Questa la sospensione, l’intervallo del labirinto.
Risuona il titolo di un’iniziativa associativa di qualche anno fa. Erano una serie di incontri tenuti da Antonella Boschetto per indagare l’espressione corporea: Di gravità assoluta, del cielo che cade sulla terra.
Il timorante luogo comune recita: “ Non sognare, stai con i piedi per terra! “
Certamente non basta il sogno e la terra non è quel qualcosa a cui sintomaticamente aderire, coincidere per fare uno. Altrimenti il reale, il materiale, l’umano, la natura, sarebbe assolutamente gravante, una forza a cui non ci si può opporre, altrimenti detto il mortifero destino.
Il cielo cade sulla terra non come un nobile decaduto, ma perché la relazione tra cielo e terra è nobilitata dall’aria a sancire l’impossibilità di fare uno, perché qualcosa si scriva, perché ci sia danza ed il gesto possa proseguire nella sua imperfezione.
Racconto e sogno, corpo e scena, non si uniscono perché vi è la sospensione, vi è l’aria.
Anche per chi gioca a tennis è importante sensibilizzare i piedi, giocare a piedi scalzi, sentire la terra, giungere a muoversi nella sospensione perché i piedi e la terra si tocchino senza attrito, senza poter dire se sono i piedi che incontrano la terra o la terra che tocca i piedi.
Un’idea di tutto ciò la si rintraccia guardando Roger Federer su un campo da tennis.
Così il mitico campione australiano Rod Laver si esprimeva riguardo al campione elvetico, vedendolo vincere anche il tanto agognato Roland Garros: “E’ incredibile la facilità, la leggerezza, la disinvoltura e comunque l’assoluta velocità di come Federer si muova sul campo, penso sia quello il segreto dei suoi successi“.
24 Ottobre 2009