La scaletta di questo Cineforum ha seguito un ordine cronologico relativo all’anno di produzione dei film. L’ultimo in programma questa sera è appunto Le cinque variazioni di Lars Von Trier, film del 2003.
Nel Convegno La depressione come risorsa, organizzato da Tracce Freudiane qualche mese fa in questa Biblioteca, era stato proiettato il suo ultimo film Melancholia (2011).
Regista provocatore, problematico, da sempre in analisi, ma straordinario per come riesca a proporre assoluta apertura tramite i suoi film.
Pochi altri sono in grado di farlo così intensamente, oggi direi Bergman, Fellini, Wenders, Kubrick, Sorrentino.
Le cinque variazioni è molto poco conosciuto, in Italia rimase nelle sale una decina di giorni in cinema assolutamente d’essai. Fortunatamente mi capitò di andarvi, e questa è la terza volta che lo proietto per innescare un cineforum.
Ciascuna variazione prodotta rispetto al film originario The Perfect human ha una sua bellezza.
La tematica centrale che Von Trier tratta è quella di voler essere o voler cercare negli altri l’uomo perfetto, la donna perfetta, la perfezione.
Riesce in maniera divertente anche a dire di come l’analisi sia provocazione, perché il terapeutico, la cura sarà ad opera del fare, delle iniziative a seguire sulle quali si scommette, non tanto nella conversazione stessa.
E c’è la questione che abbiamo già trattato nei precedenti film, il sogno, di quanto anche la veglia sia pregna di sogno, tanto che ogni accadimento anche strano andrebbe sempre vissuto con leggerezza, nella fede che qualcosa accadrà proseguendo, ed anche quella stranezza potrà essere presa in una storia e divenire materiale narrativo.
E quindi in questa ultima serata rispetto alle esternazioni della sala: “Ma che film è? – Non si capisce – Non c’è una trama – Ma cosa voleva dire?” come Von Trier tento di provocarvi: “Signori qualcosa è stato suscitato, bene, questa volta a voi proseguire, non c’è mai la versione definitiva”.