Confessions

 

All’approssimarsi della notte di una domenica sera il recarsi al cinema, portandosi l’insoddisfazione d’una primavera che continua a non giungere, o che forse quest’anno proprio non verrà.
La scelta del film è suggestionata da poche righe della critica che definiscono il regista un genio.
Il film è uscito da tre anni, e se non fosse per il distributore Tuckerfilm ti saresti perso uno di quei film che s’incontrano rare volte nella vita.
Dopo dieci minuti intendi che per i prossimi novantasei respirerai, ti ciberai di arte.
Poi al mattino scrivi queste poche righe per segnalarlo, senza dilungarti nel commento, nella recensione, perché ti appare tutto riduttivo, temi di poter anche solo sfiorare l’opinione, la cronaca, la morale, il luogo comune, il sentimentalismo, proprio ciò verso il quale il film è estrema dissidenza.
Ti lasci andare alla tranquillità, alla leggerezza, con fede, sul filo della traccia, perché l’opera d’arte è apertura, e quindi non può che continuare a scriversi, informando gli incontri e gli accadimenti di questa e delle giornate venture.

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