Il cuento di Federer

 

La domanda che molti si pongono dopo le recenti sconfitte, e che hanno posto anche a Federer è: “Riuscirà Federer a vincere altri tornei del Grande Slam?”

Federer dice di sì, lo scrivente pensa che sarà molto difficile.

A partire dalla finale degli US Open di due anni fa persa con Del Potro capita con maggior frequenza di assistere a quelli che sono gli ormai famosi black out di Federer.

Ma questi non sono più black out, sono spesso cali di tensione prolungata.

Negli ultimi anni, ed in particolare con l’arrivo di Annacone come coach, il gioco di Federer è ancora qualitativamente migliorato, a discapito di una fame di vittoria, di diventare numero uno, che si leggono invece oggi in Djokovic, e da qualche anno in Nadal.

Inoltre la danza, l’eleganza, l’armonia sono elementi che non si sposano con la fatica, il sacrificio, la capacità di concentrazione prolungata, il non sentire la noia, elementi invece che si incontrano in partite che possono andare oltre le quattro ore, come un match dove occorre vincere tre set su cinque.

La danza, la grazia, la poesia sono suggello del viaggio, sono approdi, non sono fermate, accadono e si possono gustare e assaporare, la vittoria è già lì, l’apertura.

E’ come una passo, un cuento di Borges, è così intenso e leggero che puoi leggerlo al mattino appena alzato, in qualche pausa nella giornata, non puoi leggerlo per delle ore.

Così non potremmo che ringraziare Federer quando accadrà, e speriamo che continui a farlo ancora per molto tempo, anche solo per un set o due.

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