L’importanza dell’analisi

 

Il senso ha a che fare con la sensualità, con la sessualità, si trova in quel fare precario che non ha un senso o un verso, si trova nel gerundio della vita.
Occorre vivere nel gerundio, nel fare, nell’intervallo, nell’apertura, nell’infinito in atto. Ad essere spazzato via è il cosiddetto concetto di tempo, nell’accezione cronologica computabile che lo vedrebbe scorrere dal passato al futuro.
Qua il sogno, qua la poesia.
La difficoltà dell’essere umano è sostenere l’ebbrezza di questa precarietà, dove s’incontra, si trova il passato raccontando il futuro e dove si disegna, si progetta il futuro raccontando il passato.
Essere sulla traccia della verità, cioè intendere che il senso, la verità, il mistero della vita non hanno risposta, non hanno soluzione, ma l’unica traccia di verità si ha giungendo all’ombelico del sogno, al paradosso, all’equivoco, al palindromo, dove l’unica certezza è che quello trovato non è l’origine, la causa, il principio, il significato originario del sogno.
Dispositivi intellettuali, accorgimenti intellettuali, dove si ha cura nell’adoperare il mezzo di cui comunque ci s’illude di disporre, la parola, dove occorre preservare l’intervallo perché l’eco della voce possa portare riverbero, perché l’itinerario narrativo possa innescarsi e consenta di giungere all’accorgimento come sorpresa, come evento, come accadimento.

Chi scrive una lettera agli amici o ai famigliari e si suicida testimonia che la scrittura può anche girare in tondo, può non aprire, che il testo era già stato scritto e quindi “Adesso che ho scritto devo farlo!”.
Scrittori che si sono suicidati testimoniano di come il discorso del fai da te non basti.
Dispositivo essenziale è l’analisi, dispositivo intellettuale, di malinteso, di apertura, di testimonianza. Dispositivo clinico di una parola che si piega a confronto con il sembiante, col punto vuoto d’astrazione. Dispositivo che porta alla scrittura ma anche a riuscire a relazionarsi con il simile.
Chi ha intrapreso un discorso psi, cioè si è rivolto ad uno psicologo, ad uno psicoterapeuta, ad uno psicanalista, e giunge al suicidio, testimonia che quello non era un dispositivo intellettuale, dispositivo di riuscita, non vi era analisi, cioè la soluzione era intesa come risposta ai problemi a cui veniva trovata una causa.
L’analisis, la soluzione chimica dove gli elementi si sciolgono, i problemi vengono tradotti in parole mai povere, mai modeste, perché attengono all’umiltà della ricerca e all’apertura del gioco, si spostano non perché rimossi, elisi o procrastinati, ma perché presi nel processo onirico, non senza quindi rimozione e dimenticanza.
La lussuria è intellettuale, nessuna economia al dire, all’elaborare, nessun nome del nome a bloccare la nominazione, la dissoluzione, la pleonastica del delirio e del debordamento.

 

2 Marzo 2009

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