L’ubbidienza

 

Trovandosi a leggere di vite estreme come quella di Ignazio di Loyola, molte sono le suggestioni per proseguire rispetto al ricordarlo solamente come il fondatore dei Gesuiti.

Qua si parla di vite alla San Francesco, non mangiando per giorni, vestendosi con stracci e sandali malconci in pieno inverno, pregando e stando in estasi per ore ed ore, non perseguendo né proseguendo la fisica quanto la metafisica aristotelica, senza essere presi in una vita standard, procedendo con risorse ed energie insondabili, facenti intendere una teologia, un ballo di San Vito, un ideale assolutamente vissuto, solo in apparenza perseguito o idealizzato, che potrebbe dirsi meglio come un’idealità in fermento.

E questa idealità, questa idea che opera senza possibilità di essere detenuta da un soggetto, è quella a cui si riferiva Fedor Dostoevsky nel suo Diario di uno scrittore: “ho rilevato che nel popolo vi sono senz’altro dei santi, e che santi, essi splendono e illuminano la vita di tutti noi….beato colui che può scorgerli”.

Un’idealità non sociale ma associativa, adiacente alla scrittura di un progetto, di un impresa, che va comunque sempre oltre, sempre al di la del compimento della Compagnia di Gesù.

Nel viaggio, nell’avventura intrapresa, Ignazio e i suoi seguaci si trovarono ad affrontare la questione dell’auctoritas.

Dopo aver posto come riferimento essenziale gli Esercizi Spirituali Ignaziani, dopo aver rinvigorito la pratica della confessione verso un’intendimento che la pone come dispositivo di interlocuzione, dopo i voti di castità e povertà, ecco che rispetto all’autoritas introdussero il voto dell’ubbidienza, virtù essenziale al viaggio piuttosto che osservanza legata ad autoritarismo.

Così oggi, non occorrono formazioni per leader autorevoli, perché l’autorevolezza procede dall’introdurre nel viaggio l’ubbidienza come virtù.

L’osservanza guarda davanti ma non può che trovare l’ombra di un passatismo, il ricordo come ombra.

L’ubbidienza [ob audire] consente di ascoltare ciò che sta innanzi, è in direzione del futuro e quindi del passato come invenzione.

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