Carta Bianca

 

Or dunque prospiciente un foglio elettronico, come penna lievi battiti sulla tastiera, come risposta suono ovattato d’ogni interpellato tasto.

Il redattore del giornale preme anche lui, chiede articoli da pubblicare sul prossimo numero.

Non c’è un tema cui riferirsi, mai come ora carta bianca.

Cosa mandare? Cosa scrivere? Si può mica consegnare il foglio in bianco?

Alzare bandiera bianca e spedire articoli di qualche tempo fa?

Un vecchio articolo sarebbe comunque da correggere, da rivedere, altrimenti si perderebbe l’occasione perché possa continuare a scriversi.

La scrittura, questo strascico, questa stimmate segnante ciascuno dopo l’esperienza d’analisi, quella che Freud chiamava la peste.

Non più possibile farne a meno. Non per dire ciò che si ha in mente, avvertiti che tutto quello che si pensava, che si voleva dire, verrà stravolto, verrà ridimensionato, troverà una nuova dimensione.

Ci si sorprende della forma, dello stile che emerge abitando l’intervallo, lasciandosi andare alla scrittura, non scrivendo ma essendo scritti.

La scrittura contrappasso di ideali, ultima frontiera del soggetto, occasione perché l’essere non sia e quindi qualcosa possa accadere.

Chance perché l’impossibile si avveri, perché l’infinito si faccia serbatoio d’accadimenti.

La possibilità dei miracoli sta nell’impossibile.

Scrivere perché ogni volta il miracolo avvenga. Sembrava ci fosse niente da dire eppure lasciandosi giocare dalla scrittura l’articolo sta prendendo forma, si sta producendo.

Le idee e le immagini che risiedevano la disordinata-mente, in tempi ignoti pensate, trapassano e si scrivono. Le cose non possono essere scritte ma si scrivono.

Di punto in bianco qualcosa accade. Dal primo punto calato sulla carta bianca qualcosa si origina.

Le cose avvengono quando sono avveniristiche, quando riguardano l’avvenire.

Il passato procede dal futuro.

Il tempo cronologico esiste quando c’è soggetto, quindi malato, quindi malato cronico.

Il malato è sempre cronico, è sempre immaginario.

L’unico tempo è quello della scrittura, è il ritmo e la musicalità che un’attività di scrittura propone.

Il tempo è libero quando c’è soggetto. L’unica libertà alberga nel gerundio e si conclama nella leggerezza della scrittura.

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