“Non abbandonerò più il diario. Qui mi devo aggrappare perché soltanto qui posso farlo. Mi piacerebbe spiegare il senso di felicità che ho in me di tanto in tanto, come appunto ora. E’ veramente qualcosa di spumeggiante che mi empie tutto di guizzi leggeri e piacevoli e mi attribuisce facoltà della cui non esistenza posso persuadermi ogni momento, anche ora, con ogni certezza.” -Franz Kafka, Diari 16 dicembre 1910-
Si può credere o non credere a qualcosa, a qualcuno. La fede attiene al non credere, al non avere a che fare con la credenza, con il sapere. La dimensione della fede procede da una condizione di non esistenza. La fede attiene alla non padronanza sulle cose. Non c’è soggetto, non c’è realtà. La vita non è naturale ma artificiale. La fede non è un traguardo, ma si esperisce nel percorso, nel viaggio intellettuale. Nella dimensione di fede accadono i miracoli. Accade che le cose che non si possono dire si dicano. Accade che le cose che non si possono fare si facciano. Accade che al poeta giunga il verso che in quell’istante assolutamente lo inebria. C’è fede quando la parola è immortale. Non in senso temporale, ma che consente il miracolo. Quando la parola crea un taglio, uno squarcio, quando attiene all’infinito, all’apertura originaria, al due originario, quando l’ossimoro è abitato e non rappresentato. Quando la parola è creativa, quando la parola sorprende. La fede non va senza disperazione, senza l’occorrenza del contingente. Nessuna fede in Dio. Dove c’è soggetto c’è sapere. Se il soggetto non esiste può esistere il sapere? Il sapere e il fantasma materno, non necessità dire, non occorre fare. L’Altro è rappresentato, si spera che Dio agisca, si aspetta, c’è sempre tempo per cominciare a dire, per cominciare a fare. Il programma viene prima del fare, l’ossimoro è rappresentato, bene o male, giusto o sbagliato. Il fare, quello della poiesis, non vuol dire essere affaccendati. Occorre che il fantasma materno passi in fantasma. L’approdo, la riuscita è nella dimensione intellettuale, dove il fantasma opera e la parola agisce, dove le cose accadono, dove c’è un effetto di sapere assolutamente attuale, che attiene all’atto di parola, irripetibile, incondivisibile, inclassificabile. Quando c’è disperazione, c’è parola originaria, c’è la speranza assoluta, c’è l’avvenire. Nella dimensione intellettuale le cose non sono eventuali ed ogni evento è un avvenimento.
13 Dicembre 2004