Genio e talento

 

Onda lunga del Roland Garros 2012

Fabio Fognini: gli anni passano e la domanda e sempre la stessa: quando maturerà Fognini come uomo? Come atleta e come talento tennistico ne ha da vendere, fa venire in mente Carmelo Bene quando diceva della differenza tra talento e genio: il talento fa ciò che vuole, il genio fa ciò che può.

E Fognini fa letteralmente ciò che vuole: a parte per quanto riguarda i colpi tennistici, se ne frega di chi gli dice che deve maturare, lui vuole continuare così, gli piace giocare con Tsonga, che per lui è idolo, e cercare l’intendimento con lui, come a dire noi siamo dei talenti, alla fine vincerai tu, ma facciamo vedere a tutti che noi siamo della banda dei talenti, “che ce la intendiamo fratello, dammi un cinque”, gli altri non hanno il talento, sono inferiori, non capiscono.

Il discorso è quello della banda di quartiere, benché la provenienza di Fognini non sia sicuramente il Bronx, e forse non a caso il fatto che Tsonga sia di colore esacerbava il suo cercare l’intendimento.

Discorso che si enfatizza quando ha giocato con Troicki, che lui ritiene inferiore, per cui come si sente anche nei tornei di quarta, terza e seconda categoria, ma non te lo aspetteresti da uno che è stato nei primi quaranta giocatori al mondo, le frasi erano quelle tipo: “oggi contro questo qua vincerebbe anche mia sorella – ma quanto vuoi farlo ancora giocare questo qua? – ma guarda che culo questo non sa neanche colpire con la racchetta – ecc..”…un atteggiamento assolutamente rissoso, a cercare grane con l’avversario o con il pubblico.

L’indicazione di Cristo di dare tutto ai poveri è da intendere non solo di spogliarsi dei beni materiali, ma sopratutto di se stessi, di mettersi in gioco, e questo in uno che si bea del proprio talento è difficilissimo.

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