Il pubblico, il privato, il sacro, il pettegolezzo

 

…Non avranno mica saputo qualcosa! Che Dio mi scampi, purché non abbiano saputo qualcosa!….Darebbero via tutta la tua vita privata per una mezza copeca; non c’è nulla di sacro. [Fedor Dostoevskij – Povera gente]

 

Il sacro non è il soteriologico, è l’indicibile che rilascia la cifra.

Il pubblico della cosa consente a ciascuno d’intendersi sul sacro e non sulla cosa.

Il privato della cosa non teme la vergogna.

La solitudine è dell’oggetto.

Il privato della cosa consente al silenzio l’operazione di cucitura sulla strada verso la danza.

Il pubblico della cosa consente la sessualità e quindi il ballo.

Il privato della cosa consente al tempo di non finire, mentre il pubblico della cosa gli consente di non passare.

Il pettegolezzo come variante metalinguistica punta a togliere il sacro, punta a togliere il pettegolo, il putto, l’abbozzo, a toglierlo dalla via che conduce alla cifra.

Il pettegolezzo è una modesta operazione erotica.

L’erotismo, ovvero la possibilità di scrivere la sessualità e segregarla, di riproporla con la bambola, il putto, il toy-boy, quando e come si vuole, arrogantemente.

20 Gennaio 2014

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