Il maestro che segue l’allievo

 

Non sono venuto a portare la pace ma la spada, per separare l’uomo da suo padre, la donna da sua madre, la nuora dalla suocera..chi ama il padre o la madre o il figlio più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi l’avrà perduta per causa mia la troverà

Passi evangelici formidabili…

Nel tennis si assiste sovente al connubio genitore – figlio/a che diventa maestro – allievo. Pochi funzionano. Come contestualizzare il passo evangelico? Come far sì che tra queste coppie ci sia collaborazione, associazione, relazione, e non rapporto padre – figlio, maestro – allievo?

“L’allievo è seguito dal maestro”…è l’allievo che conduce dunque? Che erra, che inventa, che propone? Il maestro è lì solo per intervenire nel caso di arroccamenti fagocitanti, euforici, rappresentativi?

Ancor meglio: non è il maestro che conduce, il maestro segue l’allievo ma non è neanche l’allievo che conduce, chi conduce dunque?

Che il figlio proceda dal padre non vuol dire che lo segua. Non occorre invertire ordinariamente la processione con il figlio che conduce e il padre che segue, occorre instaurare la procedura per cui il figlio proceda dal padre, per cui le cose siano sempre seconde senza essere mai state.

Questa la simultaneità, questo l’Atto di Cristo.

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