La lettura come colmo della scrittura

 

Tra le migliori giocatrici al mondo non c’è oggi una dominatrice, le numero uno di un variegato ventaglio si alternano velocemente.

In ambito maschile vi sono invece due fuori classe, due over category nettamente più forti degli altri.

Il più giovane è Rafael Nadal, ventiduenne spagnolo divenuto a fine 2008 il numero uno delle classifiche mondiali. L’altro è Roger Federer, dominatore assoluto per cinque anni consecutivi, fino all’arrivo appunto di Nadal.

Erano questi due giocatori a giocarsi quest’anno la finale dell’importante torneo australiano.
Nel tennis ci sono quattro tornei all’anno che vengono considerati più importanti, tanto da farli giocare nella formula tre set su cinque, invece che due su tre come nei restanti tornei.

Il primo di questi è quello che si gioca a Melbourne.

Federer veniva dato per favorito perché il torneo si gioca sul terreno a lui congeniale del cemento, perché era giunto in finale palesando notevole sicurezza, e perché Nadal aveva avuto poco tempo per recuperare dalla faticosa semifinale di cinque ore del giorno precedente.

Federer mister eleganza, mister fair-play, mai un gesto smodato, mai un’imprecazione. Federer che sembra quasi non faticare mentre gioca, che si muove con leggerezza, che scaglia sassate con estrema facilità. E’ ben voluto in tutto il mondo, e da molti viene considerato il più grande tennista di sempre.
Federer che non umilia mai l’avversario, che vince gli incontri aumentando l’attenzione nei momenti decisivi del match, quando la maggior parte dei tennisti denota tensioni che li fanno giocare peggio. Federer il bravo ragazzo che va in giro per il mondo sempre con la stessa moglie, assolutamente a proprio agio anche nelle interviste e kermesse televisive.

Estremamente differente Nadal, totale irruenza, caparbietà, generosità. Tutto però solamente quando entra in campo per disputare un incontro, quando si siede sulla panchina ed apre il borsone scegliendo la racchetta con la quale comincerà l’incontro, quando inizia a muovere freneticamente le gambe con uno sguardo che lascia intendere fame assoluta di vittoria. Fuori dal match un ragazzo estremamente calmo, un poco timido, che si allena e gioca ma è quasi infastidito dal mondo dei media.

Ha vinto Nadal. Nessun grosso stupore considerando che il conto delle sfide era a favore dello spagnolo, ma la modalità è stata interessante.

Cos’è quella sorta di blocco che Federer sembra incontrare quando si trova di fronte a Nadal?

Semplicemente si trova di fronte un giocatore che nei punti decisivi non gioca peggio, ma soprattutto sembra non sentire fatica anche se durante l’incontro non diminuisce mai la spasmodica attenzione. Così perde la tranquillità per far scorrere il match e giocare determinatissimo i momenti cruciali, perché in quei momenti non è più sicuro di essere il più forte.

Non può più giocare strategicamente, non può più giocare con il meticoloso ed ossessivo margine di sicurezza, non può più giocare alla svizzera….ricordo a tal proposito quando ero a Calgary per la Coppa del Mondo di bob, era la gara del bob a due che in genere non facevo perché venivano impiegati maggiormente gli atletoni da cento chili. Ero posizionato in arrivo, ed oltre a preparare i vestiti caldi per i compagni che avrebbero terminato la discesa, scrivevo su un foglio i tempi di percorrenza dei bob italiani e di quelli che erano scesi prima di loro. Tal foglio l’avrei consegnato al pilota appena fosse sceso dal bob.

Seduta accanto a me c’era l’organizzatrice della squadra svizzera. Mentre era alle prese anch’ella con la trascrizione dei tempi, accadde che la matita (matita e non biro perché degli equipaggi scesi poteva così cancellare ed aggiornare ad ogni discesa anche la posizione finale: primo, terzo, sesto, ecc..) le cascò e cadde sotto l’impalcatura della tribuna, divenendo irrecuperabile. Mi venne da dirle: “Se vuoi ti presto la mia biro, possiamo alternarci nella scrittura” e lei: “Ti ringrazio, ma avevo previsto che potesse capitare”, ed aprì una scatoletta di metallo nella quale comparvero altre due matite con la punta già fatta, e chiaramente altre due gomme.

Ieri però si è visto di più. Quando Federer riusciva a giocare a viso aperto, tutto per tutto, se pur di poco prevaleva. Si potrebbe ipotizzare che quei ritmi non riesca a tenerli per l’intera partita, ma anche che quando è in vantaggio pensi di poter tornare il Federer da copertina, il Federer idealizzato, e si metta a rigiocare con quel margine di sicurezza, con quella che potremmo chiamare leziosaggine, che gli consentirebbe quasi di guardarsi e dire “Come sono bravo, come gioco bene, come sono educato”.

All’inizio del quinto set però un vero e proprio tilt, con una serie impressionante di errori, di brutte giocate che denotavano insopportabilità a rimanere sul campo da gioco, ed in poco più di quindici minuti vittoria a Nadal.

Durante la premiazione già mentre era sulla panchina l’elvetico tratteneva a stento le lacrime, che esplosero quando tentò di iniziare a parlare. Imbarazzo generale, parte del pubblico a piangere, commentatori con qualche lacrima, Nadal con cenni di commozione.
L’unica che mascherava con serietà la rabbia era la moglie, e il suo sguardo lasciava intendere: “Smettila di fare il ragazzino che vuole continuare ad avere l’attenzione su di se, e pensiamo a come farti giocare tutta la partita ai ritmi ai quali dimostri comunque di poter giocare”.

Federer ad un bivio, o comincerà un più o meno lento declino, già visto quando numeri uno hanno colto di non essere più i numeri uno, o vista la non vecchia età di ventotto anni, come alternativa la non facile via di apportare modifiche al proprio gioco e quindi a se stesso.

Del tilt impossibile trovare una causa, un’origine, ma apporta comunque qualcosa di non padroneggiabile, qualcosa di estremo.

Non è possibile sapere i tempi di tale cambiamento, ma un cambiamento è un’altra lettura, e quindi occorrono dispositivi estremi, dispostivi di umiltà, cosa che ieri è mancata a Federer.

Per Federer non sembrerebbe troppo complicato, il suo nome Roger (Ruggero) deriva dal germanico e le radici sono Hrod (gloria) e Ger (lancia). Assume il significato di Lancia Gloriosa, quindi bella metafora per un campione con la racchetta. Occorre ora riabilitare il cognome Feder = penna, piuma. Occorre la scrittura.

La lettura come colmo della scrittura, della scrittura per cui le cose occorre che continuino a scriversi.

Di questa scrittura c’è solo testimonianza, c’è traccia nel futuro, non è possibile fissarla e condividerla in un testo.

I testi dei classici come colmo della modernità.

La classicità procede dalla modernità.

08 Febbraio 2009

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *