QUALCOSA MI E’ DOVUTO

LA SELEZIONE – Milo De Angelis (L’Ascolto 1974-1975)

Si aggirano e dicono “qualcosa mi è dovuto”
e chiedono, con le parole più preparate,
di fare male a un’altra vittima, più vittima
che inumidisca la loro guancia
offrendo “dai tuoi occhi uscirà
un pianto che non serve” e poi guardano
i treni bui, le rotaie
invitanti e decidono “morirò qui”
ormai non ci sono dubbi, è troppo presente
questa stazione misera,
che dice una fine visibile, quasi in ritardo sul cervello
e tutto è cenere
coincidenza con qualcosa
di felice e impedito e spaventoso
lungo il marciapiede e il marmo
dei sottopassaggi vecchi, una materia
che vieta e chiama
genera, estingue “ma è pazzesco scegliere
anche per finire”
e fissano il binario, quello
stabilito, sempre più vicino, sicuri
che sarà un altro, a morire per loro.

 

Inaudita elaborazione intorno a non riuscire a non scegliere, a non selezionare…e quindi una cupezza che potrebbe far pensare al suicidio come poter scegliere il come e il dove della morte….invece esternazione scaramantica per poter continuare nella conta delle morti altrui…cupezza che prende piede da un’idea rivendicativa verso dei diritti di uguaglianza che tutti dovrebbero avere al momento della nascita…e quindi il perbenismo, in questo caso radicalmente alternativo allo chic, e quindi il rabbioso dedicarsi a bisognosi, oggi anche animali, spesso morenti.

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