La grafia della terra

 

Tesi del Corso di Geografia – Facoltà di Architettura – Università di Torino – 4 Settembre 2007

INTRODUZIONE

Il corso ha posto inizialmente l’attenzione sul paesaggio, sulla sua descrizione, sulle numerose interpretazioni di esso, sulle relazioni con l’ambiente e l’ecosistema.

Si è poi analizzata la geografia fisica, i quadri ambientali e le matrici territoriali, e successivamente l’urbanizzazione recente nei suoi fenomeni di suburbanizzazione, canurbazione, periurbanizzazione, che hanno trasformato il territorio dei centri urbani in una nuova entità chiamata città diffusa.

Si è giunti infine allo studio dei sistemi locali, in relazione ai punti di vista ed alle esigenze di chi vive sul territorio e di chi su di esso opera con un progetto di cambiamento.

Progetto che deve sempre tener conto della sostenibilità ambientale.
In questo percorso siamo stati coadiuvati dalle dispense Dal Paesaggio ai Sistemi Locali, ricche di letture descrizioni ed articolazioni su termini come paesaggio, importantissime in ambito progettuale.

La lettura del libro L’impero di Cindia ha fatto intendere di come il paesaggio sia in continua evoluzione anche in ambito geopolitico.

Durante il corso abbiamo imparato a leggere le tavole cartografiche (delle quali se ne allega una riassuntiva), strumento importante per il progetto finale. Progetto nel quale abbiamo ripercorso ed applicato (ogni capitolo è seguito da uno schizzo cartografico) in uno specifico territorio (di cui si allegano scorci fotografici) concetti e terminologie precedentemente studiati.
Progetto che ha trovato conclusione, sulla base di una valorizzazione attuale del territorio (supportata anche da dati statistici rintracciabili in allegato), nella descrizione di come troveremo lo stesso territorio nel 2050.

Peraltro nella sua brevità, questo progetto è stato utile per confrontarci comunque con la difficoltà della scrittura, della stesura, del racconto di un progetto, situazione nella quale si trova oggi sempre più un architetto, nella quale deve trovare agilità per poter essere competitivo ad esempio in una gara d’appalto.

IL QUADRO AMBIENTALE

Il territorio del nostro progetto fa parte della Regione Piemonte, è situato cioè nella parte nord ovest dell’Italia, dove come quadro ambientale principalmente significativo occorre considerare la Pianura Padana, pianura alluvionale che prende il nome da Padus, cioè dal fiume Po.

Il territorio si estende a sud di Torino ed è compreso nel bacino idrografico del fiume Po. Il reticolo idrogeografico è formato appunto dal Po (che scorre verso Torino) ed i suoi affluenti (i fiumi Banna e Tepice affluenti di destra, i torrenti Sauglio e Chisola rispettivamente affluenti di destra e sinistra).

La collina è comunque solcata da piccoli torrentelli e la pianura è un reticolato irregolare di bealere e canali. Il meandro più significativo è quello situato nel territorio del comune di Moncalieri, a est del comune di La Loggia, dove i fiumi Banna e Tepice si immettono nel Po.

La presenza di meandro indica quanto pianeggiante sia la zona della bassa pianura.

Il comune ed il territorio di Carignano si trovano su un terrazzo fluviale, che lo mette al sicuro da esondazioni.

Geomorfologicamente è presente una zona collinare nei comuni di Trofarello e Moncalieri (una collina meno ripida rispetto a quella torinese in quanto non erosa dal fiume Po), ed una di pianura.

La pianura presenta una zona di media pianura a sinistra del fiume Po, dove si trovano i comuni di La Loggia e Carignano, ed una di bassa pianura a destra del fiume Po, dove si trova il comune di Villastellone.
Per quanto riguarda gli appezzamenti di terreno agricolo è possibile rilevare una differenza in ordine di grandezza, in quanto quelli alla sinistra del fiume Po sono legati ad un’agricoltura intensiva consentita dalla maggior fertilità, mentre quelli alla destra aumentano di superficie e si caratterizzano di un’agricoltura estensiva.

Le coltivazioni agricole sono orientate nella media pianura verso gli ortaggi, mentre nella bassa pianura prevalgono appezzamenti di grano, mais, foraggio, intervallati da pioppicoltura.

Il clima è quello temperato, con estati calde ed inverni rigidi. Verso sud diventano notevoli i fenomeni nebbiosi e le gelate invernali.

LE MATRICI TERRITORIALI

Elemento principale che giustifica l’insediamento della popolazione nell’epoca pre-industriale (inizi del 1800) è sicuramente il fiume Po, sfruttato per la potenzialità irrigua verso le coltivazioni agricole circostanti.

Ad esso occorre aggiungere le vie di comunicazione che sono principalmente due: le strade romane che portano una verso est in direzione adriatica lungo tutta la Pianura Padana, e che trova come primi centri urbani significativi Asti ed Alessandria; l’altra verso sud, che porta passando per Cuneo alla francese Nizza.

In entrambe i casi sulle grandi distanze e su più vasta scala seguono comunque il tragitto del Po. Lo stesso tragitto che orienterà in anni successivi la costruzione di più moderne vie di comunicazione come la ferrovia e la rete autostradale.

I centri storici osservabili ancor oggi, quelli in cui si registra una concentrazione edilizia in una forma nucleare compatta, sono Moncalieri, Trofarello, Villastellone, Carignano, La Loggia (quest’ultimo s’istituisce come comune solamente nel 1817, mediamente due secoli più tardi rispetto agli altri, e si fa osservare storicamente per il Castello Galli e la chiesa di San Giacomo).

Tutti sono centri di strada, Carignano è anche centro di terrazzo fluviale, Trofarello è centro di pendio, mentre Moncalieri è centro di ponte, di pendio e di sprono (ove è situato il Real Castello di Moncalieri).

I rimanenti insediamenti sono rurali.

Si segnalano, oltre che insediamenti sparsi, anche nuclei che si articolano sulla rete stradale campestre nella forma di casali, piccoli borghi o villaggi (ad esempio Barauda e Testona).

Questi casali o cascine avevano la caratteristica disposizione con il cortile verso sud, la casa abitativa era su due piani con sottotetto utilizzato come granaio, affiancata dalla stalla con sovrastante fienile e dalla tettoia. Nella stalla vi era l’allevamento di bestiame, mentre sotto la tettoia trovavano riparo gli animali da cortile.

In questi borghi si può assistere saltuariamente al sorgere della rivendita di prodotti commestibili e della bottega artigianale, altrimenti tipiche dei centri storici.

La considerevole distanza che separa Villastellone e Trofarello dal Po deriva dal proposito di evitare anticipatamente l’esondazione del fiume.

L’URBANIZZAZIONE RECENTE

Molto importante per intendere dello sviluppo del territorio in questione è la sua vicinanza con il grande centro urbano di Torino, capoluogo piemontese che nei periodi della rivoluzione industriale si è pienamente caratterizzato del fenomeno della suburbanizzazione, cioè un’espansione a macchia d’olio, un’espansione compatta e areale che, in concomitanza al sorgere delle fabbriche, prevedeva in periferia un’edilizia residenziale atta ad ospitare gli immigrati del sud Italia o le nuove generazioni contadine non più attratte dall’attività agricola.

Tale espansione si fermò per mancanza di spazi fisici, così che i paesi della cintura torinese sono oggi tutti conurbati con Torino.

Questo vale anche per Moncalieri, comune facente parte del territorio in oggetto, a sua volta conurbato con Trofarello. Non a caso nel 1991 questi due comuni vengono nettamente indicati con il tasso più alto di superfici edificate. A sostegno di tale fenomeno va aggiunto il fattore climatico, favorevole per condizioni termiche, di ventilazione e di insolazione, che ha orientato l’insediamento della popolazione (in particolare quella borghese) nelle zone collinari di Trofarello e Moncalieri.

Motivi prettamente spaziali, in aggiunta alla modifica dello sviluppo industriale, fanno assistere dal 1970 in poi al processo della periurbanizzazione, processo di delocalizzazione non omogeneo verso le zone rurali sfociante nella forma della città diffusa.

Così lungo le matrici territoriali stradali i centri urbani hanno subito una suburbanizzazione accelerata, presentando ubicazioni residenziali, industriali ed agricole, ed agglomerando nel loro allargamento piccoli nuclei o borgate preesistenti (ad esempio Testona per il comune di Moncalieri).

Osservando il territorio con una scala ingrandita, la forma che appare è una città estesa reticolarmente, esplosa sul territorio in maniera multicentrica.

Negli ultimi anni si è assistito a fenomeni consequenziali il processo di sviluppo periurbano, come ad esempio il prezzo delle abitazioni che si è tendenzialmente livellato, non essendoci più il grosso divario centro-periferia. Anche lo stile di vita e la composizione sociale sono cresciute in omogeneità.

LA VALUTAZIONE DEL CONTESTO GEOGRAFICO

Analizzando il territorio in esame dal punto di vista degli insider ed outsider, secondo valori positivi-negativi, non si evidenziano particolari differenze. La buona vivibilità della zona, dovuta al clima, al paesaggio variegato, alla presenza-efficienza dei trasporti e dei servizi, alla vicinanza ad un grande centro urbano come Torino, alla possibilità di escursioni ricreative e culturali, trova problematiche nelle nebbie e nelle gelate notturne, nel traffico automobilistico in determinate ore di punta, nell’inquinamento (atmosferico, acustico, elettrico). Quest’ultimo aspetto porta dissonanze rispetto al punto di vista che oggi investe il pianeta su più vasta scala, quello dell’impatto ambientale.

Nel territorio da noi valutato è ormai difficile trovare degli outsider che non siano turisti (attratti in particolare dal Parco fluviale del Po con la sua pista ciclabile, o da centri culturali come il Castello di Moncalieri) o investitori (in particolare nel campo industriale).

Per questi ultimi le disattrattive sono quelle stesse degli insider locali e la loro mentalità imprenditoriale poco disposta ad un orientamento etico ma indirizzata verso un’espansione cannibalistica: i piani regolatori comunali e le normative antinquinamento per la salvaguardia dell’ambiente.

Questo territorio, come ormai molti altri, risente e non può docontestualizzarsi da una visione globale, da una globalizzazione che in tutte le sue accezioni ha visto in questi anni forti movimenti no-global.

Cosa si evince da questo sentimento (presente in particolar modo nelle giovani generazioni) di ripulsa verso il globale?

Sicuramente non quello delle lingue che si perdono, perché da sempre una lingua si mischia ad un’altra, non è mai identificabile ed arrestabile nella sua evoluzione.

S’intende una richiesta di uno stop all’economia globale, cieca in quello che è diventato il problema globale, cioè la salvaguardia ambientale del pianeta, facente uno smodato uso di risorse non rinnovabili, incurante dell’inquinamento atmosferico e dei numerosi segnali catastrofici (uragani, inondazioni, desertificazione) dovuti all’innalzamento delle temperature.

Come far sì che nel piccolo del territorio che ciascuno abita venga sentita la necessità di coltivare il proprio milieu, di essere consapevoli e dediti al proprio territorio, e riuscire a trasmettere tale attitudine a chi vive accanto?

Occorre togliersi dalla visione, dalla televisione, dai modelli di grandiosità e successo che fanno rimanere sempre spettatori.

Occorre essere nuovamente in atto, non c’è bisogno di clamorosi obiettivi o di grandi ideali, occorrono progetti e quindi racconti, occorrono dispositivi pragmatici.

Italo Svevo auspicava nelle Confessioni di un vegliardo (scritto del 1928 facente parte delle continuazioni de La Coscienza di Zeno) che il mondo si letteralizzasse, che si espandessero le attività della scrittura e della lettura, perché egli rileggendo dopo tredici anni La Coscienza si sentiva più vicino a quello che si era scritto rispetto a quello che presumeva aver descritto. Possiamo quindi intendere oggi la geografia nell’accezione di una grafia della terra, di un’azione di un progetto di un programma di un racconto necessari al cambiamento, all’evoluzione della terra stessa.

Tornando allo specifico del nostro territorio occorre che l’altro outsider, le istituzioni locali e sovralocali, favoriscano l’espandersi di strutture universitarie (come è accaduto per Torino), nel promuovere la costruzione di spazi d’incontro sportivo-ricreativo-culturali, adottando sempre più intransigenza costruttiva rispetto all’impatto ambientale. Direzioni queste già cominciate a perseguirsi negli ultimi anni, e che trovavano il fiore all’occhiello nell’istituzione del Parco fluviale del Po con la pista ciclabile che lo attraversa.

UNA VISIONE AL FUTURO

Siamo nel 2050, ed ecco come appare la zona studiata quarant’anni fa.

Non ci sono stati stravolgimenti nell’edificazione urbanistica e si sono consolidati gli intendimenti che andavano delineandosi.

A livello mondiale, lo stato di necessità verso progettazioni di sviluppo sostenibile è stato assimilato e condiviso dalla popolazione, così che le linee politico amministrative lo hanno seguito e proposto con maggior convinzione.

A livello imprenditoriale il plus ultra, il valore aggiunto ha voltato da una interpretazione quantitativa ad una qualitativa.

Molti complessi industriali si sono rinnovati, modernizzati assecondando sempre più la necessità di fornire servizi, prestando attenzione all’integrazione col mercato mondiale e alle direttive sulla tutela dell’ambiente. I cascinali sono stati ristrutturati e rinnovati, sono diventati moderne aziende agricole, agriturismo, abitazioni per chi desidera vivere lontano dalla città o villeggiare nel fine settimana e nei periodi festivo vacanzieri.

Qualsiasi nuova costruzione è dotata di pannelli solari e nelle campagne si vedono pale eoliche, un tempo caratteristiche solamente di paesaggi nord europei.

Lo sport, sulla scia delle Olimpiadi Torinesi del 2006, ha assunto una colorazione imprenditoriale. Sono sorte due scuole private per giovani che intendano praticare sport a livello agonistico. Per calcio, basket, volley, tennis e calcetto la struttura è sorta nell’area sud-est di Moncalieri, compresa tra la tangenziale e la ferrovia. Per gli sport fluviali lungo il fiume Po nel comune di La Loggia, nelle vicinanze di un laghetto utilizzato come rimessaggio, oltre che come palestra d’emergenza nei periodi di piena del fiume.

Entrambe dotate di residence e foresteria sono da segnalare per la particolarità dell’offerta: generalmente c’è una quota annuale da pagare, ma per chi non ha le possibilità economiche, dopo una selezione attitudinale, c’é un contratto che prevede in caso il ragazzo si sosterrà in futuro con lo sport praticato, un versamento in percentuale dei suoi guadagni alla scuola.

Nel Parco fluviale del Po sono state inoltre insediate piazzole per la pesca turistico sportiva, e sono state migliorate ed implementate le aree adibite al campeggio e al picnic.

Cinquant’anni fa il polo universitario torinese stava investendo molto per l’ampliamento delle sedi in fabbriche dismesse. La risonanza è proseguita anche fuori Torino sulla base di un’analisi che vedeva il tasso di laureati diminuire più ci si allontanava da Torino. Così sempre in ex fabbriche sono sorti due poli universitari: quello scientifico nel comune di La Loggia, quello umanistico nel comune di Villastellone.

Nel complesso un bel paesaggio dove si respira aria etica, dove l’imprenditorialità è in atto in tutti i settori.

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