La singolarità e l’approccio

 

Giungere alla singolarità è questione assoluta.

Non giungere all’essere o all’ente.

Non giungere all’uno come unità di parti che si ricompongono.

Singolo ovvero senza diminutivo, senza paragone, senza similitudine, l’unicum.

Può essere pensabile il singolo, il particolare fuori dall’insieme dei simili? No, sarebbe impossibile, avrebbe sempre un simile, l’anima gemella, un diverso come paragone.

La singolarità e la trinità, singolare e triale, per dire quattro, cinque e così via.

La singolarità non è mai sola, questa la solitudine.

Singolare e triale, ovvero il due originario come impossibilità del due dicotomico, oppositivo.

Il due originario, la differenza, il taglio, la piega. Qualcosa interviene. Il tempo non è cronologico.

La singolarità e la trinità, ecco la politica, ecco la polis, ecco il tempo e la sua politica, il modo dell’intervento, la sembianza in atto.

Non c’è differenza sessuale, dicotomica, perché è la differenza, la ferità, il sexus, il taglio a provocare la singolarità e quindi la trinità.

La particolarità non è l’intero che si divide. Il corpo non si divide né si fa in quattro. L’anatomia è del sembiante, è l’idea del sembiante.

L’intero, l’integro, l’intoccabile, ovvero l’integrità e l’immunità non sono virtù soggettuali, ma attengono alla clinica del sembiante come causa, come dispensatore in quanto integratore, come qualcosa d’indivisibile a cui occorre approcciarsi. Nessuna possibilità di presa su di esso.

Casanova, l’approccio e la seduzione. Il corteggiamento come arte dell’approccio.

Occorre giungere alla singolarità, al ciascuno.

Ciascuno, quisque unus, la quisquiglia, l’albero della vita per cui occorre procedere dal taglio, dall’intaglio, dalla breccia, dalla lacerazione come taglio singolare, come opera d’arte.

 

8 Febbraio 2013

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