Somewhere

 

Somewhere: in qualche luogo, da qualche parte, altrove.
Sì, dopo la visione di Somewhere, l’accorgersi che eri in un cinema ma potevi essere da qualsiasi altra parte. Il film è ambientato in tanti posti ma non è così importante dove.
Il tempo è sospeso ed eterno, non si sente la durata del film, il film non si basa sulla durata del tempo. Altrove, l’altro luogo e l’altro tempo, puntuale perché fuori tempo, preciso perché fuori luogo, a sproposito.
La questione della favola.
Favola, da fabula, da fari = parlare, e così fama, favella, affabile, facondo, infante.
Sofia Coppola è giunta alla fabula raccontando una favola. La favola dell’attore famoso e affabile, che è una star ma non fa parte di quel mondo. Lui gioca con la figlia, la Ferrari è il suo giocattolo, le escort inscenano spettacolini marionettistici per lui.
C’è la crisi certo, ma lui è pronto ad attraversarla, com’è pronto ad attraversare il deserto, anche a piedi, anzi a piedi. C’è urgenza ma non c’è fretta.
Cosa occorre allora? L’interlocutore, il dispositivo. E lui chiama al telefono.
Non sappiamo chi chiami, ma chiama qualcuno lontano, altrove.
Chi è l’interlocutore? Dov’è l’interlocutore? Questa la domanda che occorre perché qualcosa nell’interlocuzione, tra le parole, si dica e si scriva, consentendo ancora e sempre un’altra lettura.

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