L’invenzione della sessualità

 

Torino, 22 Settembre 2012  –  Museo Regionale di Scienze Naturali  –  Incontro organizzato da LUNIPSI dal titolo:  La Sessualità: una invenzione freudiana

 

Così Freud dalla sua Autobiografia: “Guardando indietro a quel mosaico di fatiche che è la mia vita, posso dire di avere iniziato molte cose e di aver emesso molte ipotesi. In futuro ne uscirà qualcosa, sebbene io stesso non sappia dire se molto o poco. Posso comunque esprimere la speranza di avere aperto la strada a un importante progresso delle nostre conoscenze”.

La strada aperta non è però quella che lui talvolta intendeva, cioè conoscenze di come sarebbe fatto l’individuo, la mente, la psiche, e quindi sapere come curare psicopatologie e nevrosi.
Nell’incessante opera, che lo ha fatto considerare nel 1930 maestro della prosa tedesca da parte del premio Goethe, si rintracciano anche opere chiamate metapsicologiche, ovvero teorizzazione astratta.
Quindi una domanda che potrebbe partire dall’esperienza di quel dispositivo chiamato conversazione analitica è: “E’ possibile raccontare senza teorizzare?”….“Perché la vita diviene alquanto problematica se ciò non accade?”.
Perché altrimenti si è metafisici, cioè si porrebbe la fisica, la natura aristotelica da una parte e quel “meta”, quell’oltre dall’altra, più nell’ordine delle idee, più platonico, e quindi l’intelligenza che andrebbe oltre il mondo sensibile.
La strada sulla quale ci ha indirizzati, la strada di andare oltre la metafisica, già altri l’avevano percorsa, uno fra tutti Gian Battista Vico.
Perché occorrerebbe andare oltre il mondo sensibile? Come può accadere che il mondo sensibile, così istintuale, non sia in atto? Come può accadere che il mondo sensibile si annoi o impazzisca perché preso in un circolo nel quale non c’è novità, non c’è attualità?
Sarebbe come a dire: come intendere il titolo dell’incontro di oggi “La sessualità: un’invenzione Freudiana”?

Non esiste atto sessuale perché la sessualità non può che essere in atto.
Così il segno non è per significare qualche cosa.

Anche chi non ha mai letto qualche opera di Freud, spesso lo chiama in causa di fronte ad un lapsus, dicendo di aver commesso uno scivolamento e chiamandolo lapsus freudiano.

Freud non ha inventato il lapsus, l’ha contestualizzato in una incessante teorizzazione che ha avuto tratti molto astratti, come gli scritti chiamati da lui stesso metapsicologici, riassumibili in due periodi dove sviluppava le rispettive topiche Inconscio, Preconscio, Conscio – Es, Io, Superio. Nella fattispecie ha parlato molto di esso nello scritto Psicopatologia della vita quotidiana.

E abbastanza chiaro a tutti che si commettevano lapsus anche prima di Freud, solo che oggi si usa dire che si ha commesso un lapsus freudiano.

Freud scrittore straordinario, e proprio perché si è occupato di questioni che sembrano di primo acchito teoriche nell’accezione di un sapere come starebbero le cose, è necessario leggere tutta la sua opera, con le sue correzioni, le sue ipotesi, le sue introduzioni, le sue lettere, altrimenti il rischio è quello che si desume leggendo ad esempio Wikipedia alla voce lapsus:

[ In psicoanalisi, i lapsus sono inquadrati all’interno della categoria più generale degli atti mancati. Essi sono considerati forme di espressione indiretta dell’inconscio: l’errore che prende corpo nel lapsus, secondo Freud , è solo apparentemente casuale. Il lapsus non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio che affiora e trova, così, soddisfacimento, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri, che altrimenti resterebbero rimossi dalla censura .
Il Lapsus freudiano è un fenomeno psicologico che prende nome da Sigmund Freud, che lo descrisse per la prima volta (chiamandolo Fehlleistung o Parapraxis) nel saggio Psicologia della vita quotidiana (1901). Nella teoria psicoanalitica, si suppone che i contenuti che l’inconscio esprime attraverso i lapsus siano, in generale, di natura sessuale, sebbene questo non sia sempre evidente dal loro contenuto apparente ].

Ovvero ci sarebbe un inconscio dell’individuo che non giunge alla coscienza, con i suoi desideri e le sue mete, solamente perché censurato dalla morale, solitamente bigotta e perbenista, che non accetta una sessualità perversa già in auge nell’infante perverso e polimorfo.
Ma il desiderio non ha meta né fonte, e tantomeno affiora. Il desiderio è inconscio, altrimenti detto è l’Altro con la A grande che desidera. A ciascuno è necessario relazionarsi con questo Altro, con questo Inconscio, con lo Spirito Evangelico, e quando questo non avviene ecco che è necessario instaurare qualche dispositivo, tra i quali una conversazione (alla quale Freud malauguratamente ha dato il nome di psicoanalisi), e in questo dispositivo occorre vi sia sessualità. Non è possibile il desiderio senza sessualità.
Quindi Freud quale sessualità avrebbe inventato?
Freud ha suggerito, ha indicato che la sessualità della quale abbiamo bisogno non è né naturale né istintuale, ma è qualcosa che interviene in atto, parlando, nella relazione di parola mai duale. Occorre errare, debordare, commettere errori per infrangere il muro, il censore, il fantasma che ci fa credere di essere dotati di linguaggio (cosa che non si sa cosa sia, se non la facoltà di acquisire una lingua) e di usare la parola come strumento, quando invece, come diceva Carmelo Bene, non possiamo che essere parlati.
Va sottolineato che Freud conversava principalmente con le isteriche e carteggiava con Fliess, sicuramente discorsi non propriamente standard.
Freud pose l’attenzione appunto sul bambino perverso e polimorfo, già in grado di esprimere desideri sessuali brutali e scorbutici. Ma appunto il bambino, chi cioè non sa parlare.
Si narra che Leonardo e Dante fossero bambini assolutamente non portati alla scrittura, eppure e proprio per questo si sono trovati a scrivere quello che hanno scritto.
Don DeLillo nel libro I nomi, alla sua maniera, si interroga proprio sulla questione della parola, della lingua:

[ La gente arriva attraverso l’ingresso monumentale, a gruppi e fiumane, in massa. Nessuno sembra essere da solo. Questo è un luogo a cui accedere in gruppo, in cui cercare compagnia e parole. Tutti parlano. Mi sposto oltre l’impalcatura e scendo la scalinata, udendo una lingua dopo l’altra, ricche, misteriose, dure, forti. E questo ciò che portiamo al tempio, non preghiera o canto o agnelli sgozzati. La nostra offerta è la lingua…
….Qualcosa nel nostro metodo trova dimora nel suo inconscio. Un riconoscimento non è soggetto allo scrutinio del conscio. Il nostro programma evoca qualcosa che lei sembra capire e trovare famigliare, qualcosa che non sa analizzare. Noi lavoriamo a livello pre-verbale sebbene usiamo le parole, ovviamente le usiamo sempre. Questo è un mistero ].

Oltre cos’altro potremmo mai andare oltre in una conversazione a due, se non all’idea, alla credenza, che ci intendiamo perché usiamo la stessa lingua?

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