Tree of life

 

Sean Penn è la voce narrante del film, e tenta di dire del labirinto, del lutto per il fratello morto vent’anni prima.
Ma il lutto, il labirinto dunque, è legato a qualcosa che muore o riferisce di qualcosa che non muore, che non può morire?
L’oggetto non è perduto né può perdersi, il sembiante, l’oggetto nella Parola.
Il soggetto si perde, si affaccenda, si affanna alla ricerca del tempo perduto, dell’oggetto rappresentato ed idealizzato, tenta di addomesticarlo. Spreco, risparmio e sperpero sono vicende soggettuali.

Il labirinto è presente in tutte le civiltà.
Il labirinto greco, il labirinto cretese del re Minosse, la reggia, la casa del reuccio Minotauro (minos presso i cretesi = re).
Jorge Luis Borges coglie l’essenziale in La casa di Asterione, l’indomestica casa nella quale l’inaddomesticabile Minotauro non può perdersi, perché non è mai la stessa. E’ la città planetaria, la città galassiale, la città nella Parola da cui la civiltà, il senso civico, l’etica. Se la città si spazializza si spazializza fuori dalla Parola, ed ecco la morale e l’impazzare del senso di colpa.
Borges fa parlare il Minotauro, e il Minotauro dice che lui non è superbo, né pazzo, né misantropo, la sua casa ha mille e una porta, lui è semplicemente solo ma la solitudine non gli duole.
Così Asterione per inciso: “La verità è che sono unico. Non m’interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo penso che nulla può essere comunicato attraverso l’arte della scrittura…non ho potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall’altra. Un’impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere”.
Solo chi non sa leggere e scrivere può scrivere, solo chi procede, un po’ come Socrate, da un non sapere. Così il passo evangelico “Beati gli ultimi perché di essi sarà il regno dei cieli”.
Si scrive per rendere possibile che qualcosa si scriva, per accogliere l’automa.
Il labirinto non può andare senza il filo, il filo di qualcosa che si scrive, l’uscita, la riuscita.

Questa l’arte, questa la poesia, questa l’invenzione, questa l’industria, questo il Minotauro, questo l’animale fantastico a cui occorre giungere e che tanto affascina i bambini.
I bambini sono anche affascinati dal mondo degli Egizi, il mondo delle piramidi.
Anche nella civiltà egizia c’era il labirinto, l’interno delle piramidi era labirintico.
Per un faraone si costruivano più piramidi ma una sola era la tomba, le altre erano cenotafi, erano tombe vuote (dal greco kenotaphion, da kenos = vuoto e taphos = tomba).
Quindi opere faraoniche come le piramidi per dire che qualcosa non muore.
Anche nel Vangelo la tomba è vuota, Cristo, il sembiante, non muore.

Il corpo in gloria, dal corpo alla scena, dal sogno alla veglia, dalla notte al giorno, dal labirinto al paradiso.
Tree of life, l’albero della vita. L’albero può essere secco, può sembrare morto, ma a primavera rinasce con foglie, fiori e frutti, ogni stagione porta con se accrescimento e ogni stagione ciascun albero sarà sempre differente, sarà sempre un altro albero.
La stessità della cosa è la cosa stessa, cioè sempre un altra cosa. Questo a suo modo Vico, nei corsi e ricorsi.

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