L’entusiasmo ed il travolgimento

 

Travolgere: oltre la curva, oltre la piega, oltre la cresta, oltre l’onda.

Nella piegatura, nel lavoro di piegatura le cose divengono travolgenti, vengono incontro. Questo il transfert, questa la peste di cui parlava Freud.

La verginità è del tempo che irrompe, che squarcia. Solo nella rappresentazione il tempo è misurato, è sverginato, ha una fine e quindi un inizio, e quindi l’euforico stupro delle vergini, le donne da rispettare o da stuprare, l’essere travolti dal destino.

Il velo e lo squarcio: niente squarcio senza velo. Ma il velo non copre le nudità. Il velo e la veste, il velo e il teatro, il velo e la scena, perché il teatro divenga Tempio e possa procedere dall’irrappresentazione teatrale, dall’impossibilità di sverginare il tempo, dall’impossibilità della visione soggettuale, così come l’impossibilità dell’interpretazione.

Solo il sembiante consente l’interpretazione, ovvero non ci sono più i ruoli attore spettatore, analista analizzante, consente al dispositivo, come diceva Carmelo Bene, di divenire macchina attoriale, fucina di personaggi e di storie.

Se c’è sembiante, se c’è stravolgimento, allora le cose possono scriversi e piegarsi, e quindi l’entusiasmo come virtù insoggettuale, come vento per cui le cose vanno e vengono, per cui le cose si incontrano nel viaggio, non sono già date.

Stare sulla cresta dell’onda per non essere travolti dalla rappresentazione del tempo, il tempo tiranno e le sue età, il tempo che manca sempre, ovvero l’isteria che teme di virare in paranoia.

Cavalcare l’onda per non essere disarcionati e rompersi in mille pezzi, irrigidirsi prima dell’impatto, ovvero il discorso ossessivo che teme di virare in schizofrenia.

Ma l’onda non travolge, in quanto è indice della scrittura del vento, della mano intellettuale.

Il sembiante: simultaneità, sinestesia di particella ed onda, tra l’indivisibile e l’inindividuabile.

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